Giovedì, 12 Dicembre 2019 09:42

Deferred cognition and impulsive opinion

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Perchè ho dovuto usare l'inglese, vi chiederete voi. Solo perchè se vi avessi detto "Cognizione differita e opinione impulsiva" sarebbe sembrato troppo filosofico.

Ma sono concetti molto concreti, invece. E hanno a che vedere con i nostri studenti: i cittadini di domani.

Internet e Wikipedia sono strumenti fantastici: consentono a chiunque di avere informazioni in pochi secondi da fonti diverse e confrontabili.

Quindi dovremmo essere in un tempo aureo, in cui la società non è mai stata così informata, così preparata a riconoscere il vero dal falso (o, se preferite, il riferibile a fonti da quanto è pura invenzione).

E invece no.

Come mai?

Forse una delle possibili risposte sta nelle prime parole del titolo: deferred cognition. Ho scelto queste parole per indicare il modo in cui le persone della nostra epoca conoscono. Non ho detto capiscono o imparano, ma conoscono, cioè il modo in cui acquisiscono informazioni. Le cercano sullo smartphone e le trovano in pochi secondi. Risultato? Imparano molto in fretta che non è necessassario conservarle a mente perchè esse sono, e saranno sempre, disponibili, altrove.

Non sarebbe un problema se fossimo tutti filosofi a cui, normalmente, viene lasciato il tempo di ricercare, approfondire ed elaborare un concetto prima di scriverlo ed esporlo.

Ma qui interviene il secondo paradigma della società odierna: impulsive opinion. Oggi è richiesto avere un'opinione rapida, immediata. Ci viene lasciato poco tempo per formarla ed esprimerla perchè gli stimoli sono molti e si susseguono rapidi sui nostri smartphone.

Qui i due paradigmi (come conosciamo e come formiamo un'opinione) si scontrano. Servirebbe consultare lo smartphone continuamente, ma non abbiamo il tempo per farlo. Ergo?

Formiamo le nostre opinioni su quanto già sappiamo.

Ma sappiamo sempre di meno.

È qui che entra in gioco il sistema scolastico che, da sempre, non serve solo ad insegnare a ragionare, ma anche a trasferire conoscenza in modo più o meno persistente nella memoria dei nostri studenti.

So bene che qui si entra in un campo pericoloso: sarebbe molto più semplice dire che abbiamo il solo compito di insegnare a ragionare, senza prenderci la responsabilità di scegliere cosa lasciare nella memoria dei nostri studenti. In questo caso, nessuno potrebbe mai fare obiezioni sulle informazioni che abbiamo scelto di trasferire (li abbiamo condizionati? li abbiamo fuorviati con le nostre opinioni?).

E invece no: senza informazioni, i nostri ragazzi non potranno mai essere liberi di elaborare opinioni loro. Senza informazioni, non potranno neanche imparare a discutere se esse siano vere o false, conformi ad un modo di pensare, piuttosto che ad un altro. Saranno in balia di chiunque saprà raccontare la propria storia nel modo più veloce, impulsivo e, per questo, convincente.

La sindacabilità su quali informazioni si debbano o si possano trasferire si risolve cercando di trasferirne il più possibile e il più variegato possibile (non suona bene, ma è conciso).

Ma come?

Il come lo lascio scegliere a voi. Ci sono molti strumenti. E molti sono digitali.

Ma il punto non è il come ma quanto sia urgente e importante farlo. Attrezzare i nostri studenti con informazioni persistenti e stabili è un tassello essenziale perchè essi possano essere liberi di esercitare il proprio pensiero critico.

Domani: quando sarà indispensabile per la sopravvivenza del nostro Pianeta.

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